Taiji e Judo – intervista a Alfredo Vismara
Quando hai iniziato a praticare il Tai Chi?
Ho cominciato con il maestro Chang Dsu Yao qualche giorno fa… no, qualche anno fa… no, qualche decennio fa! Non ricordo il mese ma era inverno e sicuramente di domenica mattina.
Il mio maestro, Cesare Barioli, aveva invitato il maestro Chang per uno stage al gruppo degli agonisti. Mi piacque molto e da allora seguii le sue lezioni quando potevo, spesso anche il mattino a casa sua.
La pratica, assomigliava per molti aspetti a un Kata di Judo, il Junokata, dove la ricerca si indirizza oltre che alla tecnica pura, anche allo sviluppo dell’energia interiore (Chi o Ki), era una cosa che ci affascinava.
Ho continuato a praticare perchè ho sicuramente trovato dei benefici, fisici e mentali, che poi riscontravo nella pratica del Judo.
Ad esempio, una cosa banale, ma che notai dopo non molta pratica era la possibilità di agire
con tecnica a destra o a sinistra quando combattevo senza sforzo o particolare attenzione al cambio di guardia.
Quasi contemporaneamente al Tai Chi Chuan, appresi da un altro maestro un’altra disciplina che mi diede molti risultati, simile al Tai Chi per quanto concerneva la ricerca interiore, ma più semplice tecnicamente e adatta ad integrarsi a qualsiasi disciplina, il Pi Quan Shu.
Come e’ stato accettato il Tai Chi Chuan nel mondo del Judo?
Non penso sia stato mai accettato e mai sarà accettato, soprattutto con il Judo attuale non ci sono assolutamente punti in comune.
Molti judoka che mi hanno “preso in giro” in passato, adesso lo praticano rimpiangendo forse di non averlo fatto prima quando avevano qualche acciacco in meno.
Quali sono le figure dei maestri che ti hanno influenzato?
Non ho visto moltissimi maestri di Tai Chi!
Ho cominciato con il maestro Chang Dsu Yao perchè era l’unico in Italia allora che lo insegnasse, poi ne ho conosciuti altri ma non mi davano mai la sensazione di saperne molto in termini di efficacia, e per me l’idea di “Chi”, dal punto di vista del Judoka, doveva essere una cosa molto chiara e dimostrabile. Spesso vedevo maestri che si muovevano, anche bene tecnicamente, ma completamente vuoti nella sostanza.
Una dozzina di anni fa invece conobbi il maestro Yang Lin Sheng durante uno stage tenuto presso il Musokan di Milano e percepii subito nei suoi movimenti quello che mi interessava.
Lo invitai a rimanere in Italia e lui accettò rimanendoci per dieci anni.
Ho imparato parecchio dal maestro Yang, non tanto lo stile Chen di Tai Chi, quanto i meccanismi che interagiscono e che sono necessari per un concreto sviluppo dell’energia interiore e della sua applicazione in ogni azione, Tai Chi Chuan compreso.