Taiji e Danza – la mia esperienza
Un innesto fruttifero
La mia esperienza
All’inizio degli anni Ottanta, quando ho iniziato a studiare danza seriamente, il Tai chi non faceva ancora parte dei corsi di formazione; nel corso di studi che frequentavo a Parigi la “materia Tai chi” non era compresa. Ma è proprio a Parigi che ho vissuto l’esperienza del Tai chi per la prima volta. L’incontro avvenne grazie al danzatore e coreografo Hervé Diasnas, appena tornato dagli Stati Uniti; arrivò un giorno da noi per sostituire un maestro. Ho praticato il Tai chi con lui per un periodo (troppo breve!) e ho seguito dei seminari in cui la fusione dei Tai chi con la danza contemporanea avveniva in un modo intelligente ma anche molto difficile per me, data la mia totale inesperienza!
L’impronta che il lavoro di Hervé ha lasciato su di me è venuta fuori più tardi, quando ho sentito che al di là delle tecniche che si potevano più o meno imparare, il mio corpo aveva bisogno di altro. Mi sono avvicinata alle danze tradizionali del Maghreb con Elhadi Cheriffa. Le tradizioni dell’Africa del Nord e la danza orientale mi hanno fatto tornare in mente alcune figure che avevo conosciuto tramite il Tai chi: le spirali, gli “otto” (delle braccia e del bacino) l’ondulazione (il movimento sequenziale della colonna vertebrale, delle coste, delle braccia) i giri del bacino e la fluidità delle braccia e delle spalle… Nonché un movimento che è di casa soltanto in quelle danze: la vibrazione.
Dopo essermi profondamente addentrata nello studio di questa materia, così affascinante e difficile per un’occidentale, ho provato ad insegnarla; ma da subito ho riscontrato una certa difficoltà nel passarne le qualità ad altri. Le mie prime allieve di danza orientale facevano molta fatica a capire come muovere certe parti del corpo, non riuscivano ad integrare alcuni movimenti con altri. Pensavo di essere una brava insegnante; ma le mie pur approfondite conoscenze della danza contemporanea ben poco servivano quando dovevo insegnare certi movimenti!